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Rubriche » Ricerche » 2008-2017: 10 anni di irlandesi in Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

Commissione allevamento: 2008-2017: 10 ANNI DI IRLANDESI IN ITALIA

 

 

 

 

di Orlando Vari

 

 

 

La storia degli ultimi dieci anni di irlandesi in Italia mostra alcuni fenomeni interessanti ed almeno tre trend ben riconoscibili:
Continuo decremento delle nascite e dei cuccioli registrati all’ENCI
Incremento – in termini assoluti ed in percentuale – dei cani proclamati Campioni di Bellezza
Incremento ancora più deciso – in termini assoluti ed in percentuale – dei cani proclamati Campioni di Lavoro
Vediamo meglio i dati.
Continuo decremento delle nascite e dei cuccioli registrati all’ENCI
Nel 2008 il numero dei cuccioli registrati nel Registro delle Origini Italiano (ROI), presso l’ENCI, era pari a 612 soggetti; questo numero scende progressivamente fino a 475 soggetti nel 2011 per risalire intorno alle 600 unità nel 2015 ed attestarsi definitivamente a 440 soggetti circa nel 2017. Si tratta di un processo irreversibile - che ha visto coinvolte molte delle razze canine allevate in Italia e, tra queste, soprattutto le razze da caccia – motivato sia da ragioni di tipo economico, che dal progressivo abbandono della caccia praticata quale sport (il numero di cacciatori in Italia si è ridotto da oltre 1.700.000 negli anni ’80, a circa 570.000 nel 2017 e molti dei cacciatori attuali si sono riconvertiti alla caccia al cinghiale con il segugio, abbandonando il cane da ferma).
Credo siamo arrivati ad un punto in cui il basso numero delle nascite potrebbe mettere a rischio il patrimonio genetico della razza e questo potrebbe essere un problema. Consideriamo, inoltre, che la stragrande maggioranza delle nascite rimanda a correnti di sangue non tipicamente da lavoro e questo, per noi appassionati del cane da lavoro, è un ulteriore problema: non credo siamo distanti dal vero se diciamo che oggi in Italia vengono fatte la massimo 10/15 cucciolate tipicamente da lavoro con non più di 100 cuccioli l’anno su cui poter contare per dare continuità ai nostri cani.
Incremento – in termini assoluti ed in percentuale – dei cani proclamati Campioni di Bellezza
Nonostante il continuo calo, il numero di soggetti proclamati Campioni è cresciuto sia in termini assoluti che, ovviamente, percentuali.
Nel 2008 furono proclamati in totale 9 Campioni di bellezza (nazionali, esteri, internazionali) ed il numero si è mantenuto costante – tra i 10 ed i 20 soggetti – fino al 2015 dove si è raggiunto il numero di 21 soggetti, per arrivare ai 28 soggetti del 2016 ed ai 24 del 2017. In termini percentuali, si è passati da 1,47 soggetti per 100 nascite del 2008 a ben 5,44 soggetti per 100 nascite del 2017 con un incremento di oltre 3 volte (3,7 per la precisione).
Incremento ancora più deciso – in termini assoluti ed in percentuale – dei cani proclamati Campioni di Lavoro
Ma quello che è più impressionante è il miglioramento della qualità nei soggetti da lavoro.
Nel 2008 ci fu appena un soggetto proclamato Campione di Lavoro (Italiano, Internazionale) e per i successivi tre anni il numero è rimasto molto basso. Nel periodo 2012-2014 il numero di cani proclamati Campioni si attesta tra i 9 ed i 10 l’anno per poi calare nel 2015 (3) e riprendere decisamente negli ultimi due anni, attestandosi a 14 e 15 soggetti proclamati.
In termini percentuali, si passa da 0,16 soggetti per 100 nascite del 2008 (cioè 1 e mezzo su 1000!), a 1,81 nel 2012 (18 su mille), a 3,40 soggetti per 100 nascite del 2017 (cioè, 34 su mille). L’incremento, nel periodo, è stato di oltre 20 volte (21,25) !!!
E teniamo conto sempre che questi dati sono rapportati al numero totale delle nascite che – come detto – solo in minima parte riguarda correnti di sangue tipicamente da lavoro.
Possiamo ritenerci, quindi, molto soddisfatti se leggiamo i dati “quantitativi”; lo siamo ancora di più se andiamo più in profondità e vediamo di capire cosa c’è dietro i numeri.
Limitando l’analisi ai soli risultati in lavoro, è utile evidenziare che soltanto due cani furono proclamati Campioni Internazionali di lavoro (uno nel 2008 ed uno nel 2009) nei primi cinque anni dell’arco temporale oggetto di indagine, mentre ne sono stati proclamati 10 negli ultimi cinque anni (di cui, 5 nel 2016 e 3 nel 2017). Inoltre nel 2016 è stato proclamato un Campione Trialler (grande cerca), unico soggetto in Italia ed uno dei pochissimi in Europa ed abbiamo avuto ben 4 titoli di Campione Europeo (due nel Campionato di primavera in Francia e due nel Campionato di Caccia pratica di recente istituzione).
Possiamo dire a ben titolo, quindi, di avere oggi in Italia un patrimonio genetico che – seppur limitato quantitativamente – è tra i migliori d’Europa dal punto di vista qualitativo. Io credo che ci siano oggi due paesi (tra quelli più conosciuti, perché sicuramente buoni soggetti ci sono anche nella penisola scandinava, in Russia ed in Grecia) in cui il Setter Irlandese sia massimamente rappresentato: l’Irlanda, perché mantiene il ceppo originario della razza (ciò anche in termini di prestazioni e caratteristiche stilistiche di razza) a cui poter tornare di tanto in tanto per mantenere vive le peculiarità dell’irlandese da lavoro; e l’Italia patria dell’irlandese “moderno” più vicino alle prestazioni chieste oggi alle razze britanniche da ferma nelle competizioni internazionali. L’Italia ha attinto molto dalla Germania e dalla Francia - ed il merito va riconosciuto a chi, negli anni, ha investito tanto per arrivare a questi risultati - ma oggi sicuramente noi abbiamo la grande responsabilità di non disperdere questo patrimonio ed anzi metterlo a disposizione di tutti gli appassionati che vogliono contribuire al miglioramento continuo del setter irlandese da lavoro.
 

 

 

 

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