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Setter Irlandese


 


 

 

 

SETTER IRLANDESE: CENNI STORICI

 

"The setter" celeberrima incisione di S. Edwards (1805)

Al pari di molte altre razze da ferma (e non solo), possiamo dire che il nostro irlandese ha storia abbastanza recente. 
Come pure attraverso quali tipi di "incroci" si sia arrivati – verso i primi dell’ottocento – alla definitiva fissazione dei caratteri morfo/funzionali distintivi della razza è argomento che ancora, lungi dall’essere stato completamente ed esaustivamente esplorato, suscita accalorati dibattiti. 
Certo è che avranno contribuito progenie di "spaniel" locali (alla fine del settecento esisteva in Irlanda uno spaniel chiamato "modder rhu" che significa, appunto, spaniel rosso), di setter inglesi delle diverse "stirpi", di levrieri (?), l’irish water spaniel ed altri ancora: all’inizio dell’ottocento, comunque, i setter irlandesi erano presenti nelle due varietà bianco rosso e rosso, ben distinti dalle altre due razze di setter (inglese e gordon) così come ben documentato dalla famosissima incisione di S. Edwards (1805) raffigurante, appunto, i tre setters nei diversi, tipici, atteggiamenti di ferma. 
Nei primi decenni di storia della razza il tipo bianco rosso predominò sul rosso, sia in termini di diffusione, che di preferenza presso gli utilizzatori, che lo ritenevano un soggetto più valido dal punto di vista venatorio, con olfatto più fine e maggiore resistenza al lavoro.A partire dalla seconda metà dell’ottocento, però, la "moda" e la ricerca del colore rosso mogano del mantello presero il sopravvento su criteri di selezione più improntati al mantenimento o allo sviluppo degli aspetti funzionali: nella esposizione di Dublino del 1875 ancora le due "razze" erano presenti in buon numero, ma con netta prevalenza dei soggetti completamente rossi o soltanto con qualche piccola macchia sul petto, sulla fronte, agli arti.
Possiamo dire che la storia "moderna" del setter irlandese inizia in questo periodo: nel 1874 la razza viene ufficialmente chiamata "setter irlandese" (dall’Irish Club dell’Ulster); nel 1885, a Dublino, viene redatto lo standard morfologico e viene confermato il colore rosso mogano unicolore del mantello; inizia la diffusione della razza in Europa ed in America dove, in particolare, la "selezione" operata dall’uomo porterà il nostro cane a diventare un "coso" tutto peli e… trampoli, assolutamente inadatto all’impiego per cui fu pensato.
In Italia l’irlandese fa la sua comparsa tra la fine dell’ottocento ed i primo del novecento soprattutto nel nord Italia (Lombardia e Veneto, ma anche Emilia Romagna) dove si inzia ad impiegarlo proficuamente a caccia negli ambienti umidi ed acquitrinosi a beccaccini – a questo, forse, si deve la fama di formidabile cacciatore in tali ambienti - ed in Toscana.
Con le prime importazioni importanti i "pionieri" della razza favorirono la sua diffusione; i nomi sono noti ai più: Bosisio (Vergatus Ruber), De Reali (Red Silver), Cajelli (Del Castelluccio), Matteucci (Red Sport), che importò il Campione Kirkland, definito da Cajelli il più grande irlandese mai esistito; e poi ancora Muratori (della Balzana), Fatini (Selectus), Renzo Guidotti (Diavoli Rossi).
Nel passato più recente, la razza - dopo aver patito per la troppa bellezza anni difficili - rinvigorita da ulteriori, sapienti, importazioni e grazie alla "fede" dimostrata da pochi appassionati allevatori che hanno continuato l’opera iniziata dai grandi maestri del passato, ha ritrovato consistenza ed apprezzamento presso gli utilizzatori: Antonio Mazzuca (della Magna Sila), Stefano Vitale Brovarone (Cane Rosso), Mario Auletta (della Siglia) e poi ancora, Giuseppe Cocozza (Gimac), Giorgio Del Zotto, sono i nomi di alcuni di loro che maggiormente hanno tenuto in considerazione, nei loro programmi di allevamento, le qualità "venatiche" dei soggetti utilizzati.

 (Tratto da "Il setter irlandese un cane da caccia" - ed. Olimpia)

 


 

 

 

Tavola tratta da: Paul Caillard "Les chiens p'arret" - esemplare 1201/1650 ed. Rotschild 1889

 

 
 

 

 



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