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Intervista a Maurizio Meneghini

Maurizio Meneghini con alcuni dei suoi setter irlandesi (foto Roberto Zanarella)
Maurizio Meneghini con alcuni dei suoi setter irlandesi (foto Roberto Zanarella)

 

In una bella giornata di inizio Settembre ci troviamo a casa dell'amico Roberto Zanarella per incontrare Maurizio Meneghini, grande appassionato cinofilo Padovano che da tanti anni alleva e conduce,  soprattutto, setter inglesi e pointer e che da ultimo s’è appassionato del setter irlandese.

 

D. Maurizio, da quanti anni e come è arrivata questa passione per l’irlandese?

R. Andavo a gareggiare su beccaccini in Normandia – parliamo di dieci anni fa – ed ho iniziato a vedere  i primi cani rossi nei marais (prati allagati dall'acqua, ndr); ho visto subito che avevano una marcia in più e da lì è venuta la voglia di portarne a casa uno per vedere. Sono cani differenti dal normale, sono molto appassionati, vanno forte e non temono l’acqua; per noi che amiamo la caccia al beccaccino questo può fare la differenza:  con i pointer, per esempio, il freddo può essere un problema; il setter inglese, invece, ha altri problemi; l’irlandese col suo sottopelo e, soprattutto, la sua passione, non ha problemi. Poi ha un modo di “tirare” (filare, ndr) i beccaccini sull’emanazione senza paura di mandarli via: sfida il beccaccino. Questo è il modo giusto per approcciare a questo selvatico; il beccaccino, sennò, ti mette sotto: ti fa’ fermare in bianco e ti mette sotto il cane, “te lo distrugge”. Questi cani invece hanno quello spirito di… quel coraggio di andare avanti; magari spingono un po’ di più le prime volte, pero’ dopo hai un cane che non ferma in bianco, lui va, va, va e resta lì e c’è il beccaccino.

 

D. Alle parole di Maurizio, sembra quasi di vederlo questo irlandese che fila nel vento alla ricerca della giusta emanazione che lo porterà a concludere con sicurezza! Proviamo ancora a chiedere: Maurizio, qual è stato il primo dei cani importanti che hai avuto?

R. Qualche anno fa vidi una femmina, Runnie del signor Bernard; parlai con Bernard che mi disse: “guarda, fra un anno faccio la cucciolata se ne vuoi uno …” . Di fatto, dopo 6-7 mesi arrivò la telefonata ed io andai a prenderlo; anzi, prenderli, perché ne portai a casa tre!Tre fratelli della stessa cucciolata: uno è andato a finire a Brescia; uno dal signor Bonatto (l'Arrow du Bradner, fresco di un 2° ECC.ris. Cac in caccia a starne in Serbia, ndr); ed uno è rimasto a me: l'Asper.Ho cominciato con ‘sti cagnolini a tirarli su; sono un po’ diffidenti, però dopo si attaccano bene e danno delle soddisfazioni molto molto importanti, proprio un vero amico; cacciano bene con la testa alta… a me piacciono, insomma...

 

D. Proviamo a saperne di più dell'esperienza di Maurizio con l'irlandese; Maurizio, molti dicono che l’irlandese sia un cane difficile da un punto di vista caratteriale, a volte un po’ troppo sensibile, altre volte poco solido nella ferma: la tua esperienza qual è stata?

R. La mia esperienza mi dice che fino ai due anni è così; l'Asper “tirava” e faceva sempre un passetto oltre;  adesso invece “tira” fino al posto giusto, è un cane perfetto praticamente.

Quindi sono cani che, forse, vanno aspettati un po’ di più rispetto, ad esempio, al setter inglese?

Sì! l'Asper l’ho visto “scoppiare” proprio intorno ai 4-5 anni; cacciare, ricordarsi i posti, andare per conto suo. È cambiato completamente dai 2 ai 4 anni, non si riconosce più. Io vado solo a caccia, d’inverno, sui beccaccini nelle nostre zone; faccio il giro, lui sa i posti… e si ricorda da un anno all’altro dove ha preso il beccaccino! Poi è simpaticissimo, sensibile, ti viene vicino con delicatezza; non ti tocca, aspetta che lo tocchi tu… insomma sono tutte cose piacevoli…

 

D. Maurizio, con l'Asper ci fai solo la caccia al beccaccino, oppure anche dell'altro?

R. Solo il beccaccino, perché lui è nato per il beccaccino. Per lui il beccaccino è una passione forte! Anche se devo dire che l’anno scorso in Serbia siamo andati a cotorni e con mio fratello abbiamo visto cose mai viste, anche se lui non aveva mai incontrato i cotorni. Eravamo a 1200 metri e lui faceva delle tirate anche di 150 metri! Su in montagna ho visto delle cose  mai viste; non so se andavano via  di pedina … sta di fatto che lui, a testa alta, ti portava là. Meraviglioso! ‘Ste cose qua non ce ne vogliono venti; quando a caccia te ne ha fatte una o due, con le condizione climatiche giuste, sei già apposto. Quel giorno abbiamo preso due cotorni su due ferme sue con delle “tirate”! … poi ho detto basta; lasciamoli qua, che sono uccelli che ha fatto Dio.

 

D. Che dire, caccia vera! Proviamo ora a capire cosa ne pensa Maurizio dell'addestramento del nostro irlandese; Maurizio, a volte sembra che questi cani fermino meglio la selvaggina naturale piuttosto che la selvaggina posata: cosa ne pensi?

R. Sono d'accordo, molto meglio. Io con le quaglie ho provato: non vado a posarle con le mani al momento dell’utilizzo; vado la sera prima sul campo e le lascio andare un po’ qua un po’ la per non manipolare niente, però al cane non interessano … sente che non è selvaggina autentica. Anche i fagiani … non gli interessa niente. Il beccaccino, il frullino, il cotorno …. ovunque sia andato su selvaggina vera, lì ho visto veramente scatenarsi in lui quell’istinto di vero cacciatore: sfrutta  l’aria molto bene, capisce subito come deve mettersi. Questa è la mia esperienza.

 

D. E dopo l'Asper?

R. Due figli, un maschio e una femmina, anche loro stesse caratteristiche: li vedi filare ma non su una quaglia o su un fagiano; sulle passere in mezzo al prato. La cagnetta, ad esempio, a 50 metri ferma, rimonta, cosa c’è? Vai là e partono sei-sette passere e partono a 30 metri davanti! Incredibile, perché magari pensi le abbia viste volare da un posto all’altro e invece no, tira col naso. Anche questi due cuccioli con lo stesso carattere, forse un po’ più duri; sulla macchina salgono volentieri quando l’anno conosciuta bene: devono prima conoscere tutto. All’inizio, da piccolini, è molto importante fargli fare una buona socializzazione. Questa è la mia esperienza.

 

D. Sempre a proposito di esperienza, proviamo a chiedere a Maurizio quale sia – a parer suo – la differenza tra il setter irlandese e le altre razze britanniche.

R. La differenza?… l’intelligenza; sull’irlandese spicca, è un cane molto intelligente… la differenza col pointer è enorme, con il setter inglese un po’ meno ma anche lì la differenza di intelligenza è molta, moltissima oserei dire. Se tu vai in un posto a caccia, da un anno all’altro, dove hai preso un beccaccino e fermi la macchina a distanza, anche a 500 metri, se non stai attento in due minuti il cane è già lì sul posto dove sa lui. Cose che ti restano dentro; ne ho provate a centinaia di cani e a beccaccini, poi, ne ho cambiati non ti dico neanche quanti . Invece, secondo me negli irlandesi, per nove cani su dieci è il primo uccello che gli entra in testa. L'irlandese ci mette un po’ di più a fermare, “tira” 3, 10 volte, prova ad andare sull’animale; però dopo, quando capisce che non si prende, rallenta e va’ in modo giusto e ferma sempre sul selvatico. Con gli inglesi a me è capitato che da giovani fermano subito e vanno bene in tutto; continui a stare attento che non fermino in bianco, quindi a non portarli sulle pasture oppure a non portarli d’inverno quando è freddo, ché l’emanazione è molta meno ed è più facile che i beccaccini partano. Ma accade che i beccaccini partano prima senza che il cane abbia la possibilità di fermarli e questo si “impressiona”; tu vai lì quando l’emanazione è giusta e quello (il cane, ndr) appena sente ferma, resta lì e non guida più. Sono cose molto ma molto importanti perché quando tu vai con un cane del genere, ti fa 5 ferme in bianco, per tutte le emanazioni presenti sul terreno: ferma qua, ferma là, ferma su, ferma giù  e dopo dove c’è lui (il beccaccino ndr) magari “sgnek” se ne va. Invece 'sti cani qua vanno sulle pasture, “tirano” e le passano e sul beccaccino, fermano e tengono; tendono a non fermarsi in bianco, magari rallentano, ma dopo li prendono. Molto importante questo; la ferma in bianco è un gran difetto, grandissimo difetto. Sulle starne la cosa è meno evidente perché c’è meno pastura in giro, ma sui beccaccini, che nella risaia di notte ne fanno di tutti i colori, se ferma in bianco, un cane non lo porti più in giro. Direi che in questa sua capacità di discernimento, l'irlandese è aiutato molto dalla sua potenza olfattiva; la potenza olfattiva è molto importante. Col naso così forte, lui può fare tutto quello che vuole perché si sente sicuro; può andare avanti fino all’ultimo metro perché sa che il selvatico è lì a 30 metri. Il cane che non ha naso non li può fare 'sti discorsi qua.

 

D. Maurizio, un'ultima battuta prima di chiudere: come definiresti l'irlandese?

R. Un grande compagno di caccia con dei grandi mezzi!

 

Ringraziamo davvero Maurizio Meneghini per tutta la passione e l'amore che dimostra per questa razza; persone come lui sicuramente ci aiutano a far conoscere ed apprezzare i nostri cani nel mondo della cinofilia e della pratica “sopraffina” dell'arte venatoria.

 

Orlando Vari

Presidente del Red Setter Club d'Italia

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