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Intervista a Enrico Marchetti

 

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- Conosciamo tutti Enrico Marchetti, chi è, cosa fa, in Italia è il dresseur più importante per le prove a beccaccini, prove che frequenta non solo in Italia, ma anche in Francia… Ci vuoi raccontare la tua storia, come è nata la passione per la caccia, per i cani da ferma e, in particolare per questa specificità del beccaccino?



Provengo da una famiglia di cacciatori dove prevalentemente si cacciava il beccaccino, che allora come adesso viene considerata la selvaggina tipica della Pianura Padana. Mio papà, allora non esisteva l’addestratore professionista, teneva qualche cane da addestrare per dei signori di Milano; venivano a prendere i cani la domenica, il loro giorno di caccia, in quanto la mia famiglia abitava vicino a Milano. Da lì è nata la passione per i cani e sono nato sul terreno dei beccaccini. E’ l’unica selvaggina che abbiamo a disposizione e che abbiamo sempre avuto.



- Quindi, il papà è stato papà e maestro…



Si, papà e mio zio, grande conoscitore di caccia ai bec-caccini con i cani, soprattutto con i setter inglesi, perché allora si cacciava molto con i setter inglesi. Allora si cacciava pre-valentemente in marcita, oggi non esistono più, sono tutte risaie.



- Quindi nasci fin da subito con pane e beccaccini, il primo amore lo hai tenuto per tutta la vita!



Si, e ce l’ho tuttora!



- Sul tuo furgone hanno trovato spazio tanti soggetti delle razze inglesi da ferma che hai preparato e portato al successo. Tra essi naturalmente anche dei setter irlandesi: molti dicono che l’irlandese sia un cane difficile da un punto di vista caratteriale, permaloso, a volte un po’ troppo sensibile, altre volte poco solido nella ferma… La tua esperienza qual’è stata? Forse, vanno aspettati un po’ di più, rispetto ad esempio al setter inglese? Cosa ne pensi?



Penso che attualmente, sottolineo attualmente, il livello dei cani sia molto molto elevato, cani che fermano bene, cani che non toccano la coda in ferma; sono sempre di più i soggetti che arrivano presso di me con queste doti. Inizialmente ho sempre avuto l’irlandese nel cuore più degli altri cani, sicuramente, più delle altre razze, anche se ho vinto con setter, pointer, gordon, kurzhar, bracchi italiani. Però ho avuto sempre l’irlandese nel cuore, sempre. Purtroppo, in passato erano pochissimi i cani che avevano le capacità per applicarsi con successo alla caccia.


Incominciai a innamorarmi a questa razza vedendo un po’ gli irlandesi che presentava Jean Francois Meret; allora giovane, aveva Vasco, Shanon… erano veramente forti e avevano le capacità di combattere con i miei inglesi.



- Saremo verso il 2005, quegli anni lì…



Si. Poi ebbi un cane da Giuseppe Cocozza che veniva dalla Caccia a Starne portato da un mio collega, lo provammo a beccaccini e il cane si applicò benissimo!



- Gimac Nick?



Esatto, da lì è nata un po’ la mia storia dell’irlandese a beccaccini, da allora ho sempre avuto qualche irlandese sul furgone che poteva tranquillamente combattere con gli altri inglesi.


Attualmente, il numero di cani irlandesi che cacciano, che tengono il vento, che fanno la prestazione e ripeto che cacciano, è molto più alto di qualche anno fa. Adesso, secondo me, gli irlandesi sono cani cacciatori, certo bisogna seguire le correnti di sangue giuste; sono cani emozionanti quando entrano nel cono dell’emanazione. Solo questa razza riesce a sentire un beccaccino a distanze incredibili!



- Mi pare di capire che ci sia una vocazione naturale su questo particolare tipo di selvatico. Tra le righe posso leggere questo?



Si, si, esattamente. L’irlandese bravo tocca il beccaccino a una distanza che nessuna altra razza riesce a toccare; l’irlandese bravo è un cane, parlando di risaie, ad esempio mi viene in mente Manny, che prendeva i beccaccini da una risaia all’altra. Non so, e non ho mai capito come facesse… era nato così. Manny è stato un cane veramente emozionante!



- Strepitoso, mi viene da dire…


Hai parlato di risaie, dei mares in Francia, ci potresti spiegare la particolarità dei terreni, delle emanazioni che li contraddistingue?



Sicuramente la risaia è il posto, soprattutto qua in Lomellina, più brutto per fermare per qualsiasi cane, perché non c’è mai il vento teso; siamo in una conca che è la pianura delle risaie, quindi il vento non esiste proprio. Ci sono quelle giornate uggiose, un po’ nebbiose che non sai cosa fare con il cane.


La Francia è tutto pascolo, non esiste una risaia, ed è molto molto ventilata; la differenza è soprattutto che in risaia ci sono tante emanazioni, garzette, ibis, galinelle, anatre, beccaccini, frullini; in Francia nel pascolo c’è solo beccaccino o frullino, nient’altro, pertanto l’emanazione è molto più chiara.



- Mi viene da dire che qua, un buon beccacinista in risaia oltre a sopportare il fastidio che provocano le stoppie sugli arti, un terreno dove si affonda e pertanto difficile fisicamente da affrontare, un soggetto deve avere proprio la fissa del beccaccino. Cioè dimentico tutte le altre emanazioni di selvatici, lepre, germani ecc…



Le deve disbrogliare da solo, e posso dire che questa razza è molto brava a disbrogliare queste emanazioni che non interessano; andare sull’emanazione è molto importante per lui.



- Quindi via tutto, per riuscire a individuare quel filo invisibile che ti porta sul beccaccino...



Sì, inoltre, in particolare questa razza quando entra nel cono dell’ emanazione è bellissima, non tanto la ferma, ma è bellissima l’azione prima che vada a fermare. Quando fila, poi la perde, la riprende... solo gli irlandesi o pochissime altri cani fanno questo.


L’irlandese è bello quando tocca il cono, ti trasmette l’emozione, lo perde, lo riprende...



- Lì vedi la qualità…



Per un appassionato è così, io lo faccio come lavoro, però è la mia passione, è la mia vita, e mi trasmette emozione.



- Bè, considerando le prove che frequenti, il prestigio, immagino che quando arrivi in certe situazioni, le gratificazioni che ti dà il cane, in cui viene fuori tutto il lavoro che avete fatto precedentemente insieme... mi viene da dire, forse usando una parola esagerata, quasi una simbiosi, comunque una intesa profondissima, penso che questo sia davvero emozionante e appagante di tanti sacrifici.



Soprattutto in questa razza la simbiosi, essere insieme, è molto, molto importante; è un cane che deve capire se tu lo punisci, perché lo punisci; è un cane che non puoi punire come tutto il resto dei cani. Se hai un cane buono cerchi sempre di tenertelo, non di buttarlo, quindi tenti sempre di salvare il cane buono, anche se ha dei problemi cerchi sempre di togliergli con gentilezza.



- Mi viene da dire, c’è sensibilità, c’è intelligenza e c’è ardore, la bravura del dresseur è giocarsi con equilibrio su questi tre punti.



E’ così.


Quando il cane tocca il vento è bellissimo, e quando va a fermare le starne o i beccaccini si possono fermare solo con questo sistema.



- Riguardo al discorso precocità, soprattutto nei confronti del setter inglese o anche con il gordon, non dimentichiamo che hai portato anche dei gordon ai massimi livelli, cosa ci puoi dire?



Attualmente penso non ci sia una grandissima differenza, siamo a livello delle altre razze, sicuramente. Il cane bravo, nasce bravo di qualsiasi razza sia, poi sta a noi affinarlo, ma il cane bravo è bravo!


Penso che oggi in questa razza nascano parecchi cani bravi da caccia ed è già una grandissima cosa. Iniziamo con la caccia, poi vediamo, sta a noi affinarli per fare qualcosa non di superiore, perché già la caccia è una cosa superiore per tutti i cani; è per il nostro piacere, se vogliamo, fargli fare le prove.



- Parole importanti queste…


Spostandoci sulla tua professione specifica, parlando di addestramento, quali sono le difficoltà maggiori che hai incontrato; a volte sembra che questi cani fermino meglio la selvaggina naturale piuttosto che la selvaggina posata come la quaglia. Cosa ne pensi?



La roba messa per questa razza è deleteria, non la capisce, è un cane che ha bisogno del vento, sulla roba messa non è una razza portata secondo me.



- Non ci crede.



Non riesce soprattutto a gestirla. Questa è una considerazione molto personale per una razza che, ripeto, mi piace tantissimo.



- Vuole i giochi veri insomma, che siano anche giochi ma credibili… Non è un cane da portare al quagliodromo.



No. Secondo me non è una razza capace da fare il quagliodromo, questo ovviamente è il mio parere personale.



- Colleghandoci alla domanda precedente, quali sono le lacune ancora presenti sulle quali secondo te sarebbe utile focalizzare l’attenzione in fase di allevamento di selezione al fine di colmarle. Penso ad esempio al consenso naturale.



Col consenso non siamo molto messi bene, sono cani che vanno a fermare e non curano il compagno di coppia; sul consenso non siamo messi a livello delle altre razze, sicuramente. Il consenso viene un po’ a mancare, almeno nelle correnti di sangue che piacciono a me, però non è detto che tutti i cani siano così. Il consenso si può insegnare ovviamente. Questo per la mia esperienza.



- Per contro quali caratteristiche salienti sono da conservare e possibilmente da migliorare?



Penso che in questo momento dobbiamo migliorarci noi persone per capire questa razza, in questo momento ci sono dei cani veramente bravi, e sta a noi capirli, valutarli e possibilmente a valorizzarli. Ma valorizzarli non significa fargli fare necessariamente le prove, già farli cacciare, per una razza così, è veramente importante.



- A. Barbanti: Sono anni che vado a caccia a beccaccini, ho notato che ci sono dei soggetti che capiscono il terreno ancora prima di sganciarli. Mi spiego meglio, ci sono dei soggetti che se li porti in una risaia in cui non ci sono beccaccini non la interpretano a dovere. Se la fanno, la fanno quasi con malavoglia, poi magari arrivano in certi angoli della risaia e il comportamento diventa da autentico cacciatore.



Le risaie in genere sono i terreni più difficili per tutte le razze; correndo in una risaia che non ha nessuna emanazione perchè asciutta o perché non c’è vivacità, qualsiasi cane non ci crede, oppure non si impegna più di tanto o si impegna in modo diverso.



- Si potrebbe definire intelligenza venatoria? Ad esempio su un campo di allenamento con la presenza arbustiva adeguata esprimono al meglio le qualità...



Certo, lì ce l’hanno nel dna, sicuro. Se con i miei cani vai al quagliodromo fanno schifo, non ne sono capaci.



- Per concludere, penso che sul tuo furgone non ci siano mai stati tanti irlandesi come adesso, ce li puoi nominare?



Ho avuto dei cani importanti di Giuseppe Cocozza, i Gimac, ho avuto un bel seguito; poi c’è stato Vai Nel Vento Chili (Rubis de l’Anse de Ty Roux per Tr. Alpha du Bradner), un cane che mi regalò Yannick Moles da cucciolo, un cane stratosferico sui terreni, fece una bella carriera. A fine carriera, lo presentò la proprietaria a una gara a quaglie e vinse il trofeo “Quaglia d’oro” di Milano davanti a tutti gli inglesi, il primo irlandese nella storia. Dopo c’è stato Vai Nel Vento Farmer (Drumrue Finn per Tr. Alpha du Bradner), venne sempre questo amico veterinario (Yannick Moles, n.d.a.) in Normandia a mostrarmi un po’ di cani per farmene scegliere uno. Vidi dei setter inglesi, dei pointer che allevava lui, in precedenza avevo avuto Farmer da giovane, e gli chiesi se ce l’aveva ancora, alla sua risposta affermativa gli dissi:”Prendo quello”. Presi Farmer e fece la carriera.



- Ce lo ricordiamo tutti Farmer, soprattutto in un turno meraviglioso al Campionato d’Europa 2014 in coppia con Django du Vallon de Beaudini condotto da Daniel Munnini, purtroppo non ci fu il punto per nessuno dei due cani.


- A. Barbanti: Fin dall’inizio Enrico mi disse di provare Farmer in riproduzione anche per il bel carattere che aveva.


- Anche Mario (Pansera, suo proprietario) mi disse che aveva un carattere meraviglioso.



Adesso Farmer ha tredici anni, è con Emma Piacentini, anche lei mi ha detto la stessa cosa.


Poi c'è stata Ginger des Bords du Rieuvert (Viking du Val de Loue per Eire du Gourg d’Enfer) e Faustin.


Faustin de Landibarre (PluriCh. Urtis de la Chaume Rigault per Tr. Choogai des Seraphines Rouges) lo presi in Francia su indicazione dell’amico Jean Francois Meret, era in vendita. Lo presi, anche lui fece una bella carriera, un cane molto bello, molto tipico, un cane che ha generato molto bene, tra cui Manny detto Super (Ch. Faustin de Landibarre per Ch. Ginger des Bords du Rieuvert), un cane che ha generato cani molto importanti.



- Dopo è arrivato Nothing de Solo de Rory e Mistake di Cesare e Paolo Valvo e i quattro giovani che attualmente stai preparando…



Quattro giovani molto interessanti, ne sentiremo parlare…


Un aneddoto su un appassionato di setter irlandesi che mi segue ovunque, Cesare Valvo. In una prova che abbiamo fatto in Francia a fine marzo, andai al barrage con una gordon e quando finii il barrage si commosse! Non era un suo cane, non era la sua razza, era una gordon, ma si commosse comunque, bellissimo! Fece il Cacit il compagno, un pointer e lei fece la Riserva; il giudice in relazione disse: "Oggi ha corso una gordon che non ha nulla in meno del pointer!".



- Sapersi emozionare per queste cose al di là di un interesse personale è bellissimo e importante, sentimenti che vanno coltivati.



Un altro aneddoto, sono al barrage con Doc Hollyaday di Maurizio Meneghini, un altro gordon contro un irlandese di Jerome Dalmas, presidente di giuria era un bretone di cui non ricordo il nome. Lanciamo i cani, passano i minuti, i cani vanno all’inverosimile e i giudici non chiudono il turno, ad un certo punto il cane di Maurizio Meneghini incontra un muretto di sassi e rientra dal lacet e finalmente suonano la tromba. Il presidente di giuria disse:”Meno male che ogni tanto c’è anche un Dio dei giudici che ha fatto rientrare il cane!”.



- Bè sarebbero davvero tanti gli aneddoti che potrebbe raccontarci Enrico! Ci salutiamo e magari potremmo pensare a preparare in futuro un resoconto per le prove di Limon in Francia su beccaccini per il nostro annuario e magari anche un video.



Certo! Sono delle prove molto belle con molti irlandesi presenti. In conclusione, vorrei sottolineare che la razza è messa molto, molto bene! 



Luca Giovannini

(tratto dall'Annuario RSC 2022)

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