Informazione veterinaria
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Ecografia Addominale
L'ecografia addominale è una tecnica diagnostica per immagini, non invasiva, indaga le morfologie e lo stato di salute degli organi addominali attraverso l'impiego di ultrasuoni.
Per mera precisazione, si può affermare inconfutabilmente che l'esame ecografico sull'addome, esamina il fegato, la colecisti e le vie biliari, il pancreas, la milza, l'intestino, i reni, le ghiandole surrenali, nonchè le principali strutture vascolari e linfonodali della regione, la vescica, la prostata, l'utero e gli annessi.
Sempre l'ecografia addominale è un esame non invasivo e ben tollerato, di elevata accuratezza diagnostica, di basso costo e soprattutto indolore.
Per le ragioni sopra citate, rappresenta un'importate modalità di screening per lo studio dell'addome.
Come funziona un'ecografia? Semplicemente!
Un fascio di ultrasuoni (così chiamati perchè non udibili dall'orecchio umano), viene proiettato sull'area corporea da esaminare, con l'ausilio di un'apposita sonda.
A questo punto, le onde sonore, sono conseguentemente riflesse dai tessuti colpiti in misura variabile e a seconda della loro consistenza; pertanto, gli echi degli ultrasuoni vengono captati mediante la stessa sonda che li ha tradotti, generati e poi convertiti in segnali elettrici.
L'ultima fase è l'elaborazione informativa, la quale è necessaria per ricostruire le morfologie dei tessuti e degli organi studiati approfonditamente.
Le motivazioni per eseguire un'ecografia addominale sono varie e numerose.
Al rilevamento di sintomi sospetti oppue per alterazione degli esami ematobiochimici riconducibili alla funzionalità e allo stato di salute degli organi indagabili, mediante ecografia addominale, per esempio.
Ancora, per la presenza di corpi estranei, per la valutazione della morfologia del tratto gastroenterico nel caso di ripetuti episodi di vomito, diarrea e per il monitoraggio post operatorio e per la diagnosi con relativo monitoraggio dello stato di gravidanza.
Può essere un esame preventivo.
Infatti capita, talvolta, di effettuare un'ecografia addominale e di rinvenire dei reperti, cosidetti "occasionali", i quali possono essere rappresentati da calcoli, noduli o masse che, al momento dell'ecografia stessa, possono assumere un carattere asintomatico; tutto ciò in una proiezione futura, potrebbero causare gravi danni in tutto l'organismo.
Per tutto quanto su esposto, si può affermare di poter consentire un intervento anticipando l'enfatizzarsi di sintomi eclatanti col evitare così dei rischi inopportuni e delle sofferenze per i nostri amici animali.
Ambulatorio Veterinario
Dr. Orlando Marzotto
Dr. Piero Vigini
Ovariectomia Laparoscopica
La laparoscopia è una tecnica mininvasiva che permette a chirurgo una esplorazione completa di regioni anatomiche difficilmente raggiungibili con la chirurgia classica. Questa tecnica si prefigge l obiettivo di ridurre il trauma ai tessuti, preservando la loro funzionalità, riducendo il dolore e permettendo un più rapido recupero post operatorio. La possibilità di proiettare su dei video ad alta risoluzione le immagini dei vari organi interni,permette la visione dell'intervento che si sta eseguendo a più persone della equipe medica.
L'affiatamento della equipe è importante,specialmente se si rende necessario convertire l'intervento da mini invasivo a tradizionale( complicazione emorragica), rara, che deve essere fatto con prontezza.
Gli strumenti laparoscopici assumono una importanza rilevante rendendo sicura ogni manualità del chirurgo. Ogni passaggio deve essere valutato,dalla disinfezione degli strumenti alla visita preoperatoria-preanestesiologica( storia clinica del paziente per escludere eventuali patologie di base).
La tecnica chirurgica prevede la creazione di uno spazio dentro l'addome dove operare,immettendo anidride carbonica (CO2), gas inerte,altamente solubile a livello ematico (pneumoperitoneo).
IL monitoraggio anestesiologico delle funzioni vitali (emodinamiche e respiratorie) dopo la creazione del pneumoperitoneo, rappresentano un fattore molto importante,in modo da poter subito correggere eventuali alterazioni.
L'intervento consiste nel fare due porte (punti di entrata), uno di mezzo centimetro subito dopo l'ombelico e un secondo qualche centimetro più giù di un centimetro circa. Nel primo si introduce una telecamera e nel secondo una pinza che afferra l'ovaio e lo aggancia alla parete addominale.Si estrae la pinza e si introduce uno strumento a radio frequenza che taglia e coagula con estrema sicurezza. Si estraggono le ovaie con cautela dalla seconda porta sotto controllo visivo. I tessuti e i vasi rimangono sotto controllo video per qualche minuto finito l' intervento per maggiore sicurezza.
Decine di migliaia di ovariectomie eseguite a livello mondiale in laparoscopia, consentono di affermare con sicurezza che non esiste differenza con la ovarioisterectomia(asportazione anche dell'utero). Quindi la possibilità che questo possa andare incontro a possibile infezione è quasi nulla.
Migliorare le nostre metodiche chirurgiche per aiutare i nostri amici a quattro zampe,deve essere l'obiettivo di ogni chirurgo.
La comunicazione,la continua formazione,l'esperienza e l'osservazione,la metodica scientifica devono essere pilastri fondamentali del nostro lavoro.
Dott. Orlando Marzotto
Infezioni uterine
Presentiamo un intervento della dott. Medico Veterinario Dagmar Mates che gentilmente ci ha offerto un contributo di carattere divulgativo sulle infezioni uterine per la nostra rubrica.
Uno dei disturbi più comuni che riguardano l’apparato riproduttore della cagna di età media, o avanzata, è l'iperplasia endometriale cistica. Si tratta di una patologia dell’utero che si sviluppa per l'influenza ripetuta di progesterone endogeno, durante le fasi del ciclo o come conseguenza di progestinici esogeni quali le iniezioni di farmaci progestinici per sopprimere il calore. Per iperplasia si intende un aumento di volume della parete uterina con presenza di cisti, più o meno grandi, contenenti liquido mucoide detta anche mucometra.
Se l'iperplasia è accompagnata anche da infiammazione si parla di endometrite.
Le femmine di cane con una semplice endometrite cistica, non complicata da infezioni, non mostrano segni di malattia. Frequentemente l'unico sintomo rilevabile è l'infertilità dovuta al fallimento dell'impianto o al riassorbimento dei feti.
Diverso è il caso di endometrite complicata da infezioni batteriche, la cui sintomatologia varia a seconda se si tratta di infezione a cervice aperta o a cervice chiusa.
Fisiologicamente la cervice uterina è aperta durante il ciclo estrale ed il parto, mentre è chiusa tra un calore e l’altro a causa della particolare situazione ormonale del cane.
Se l'infezione si instaura a cervice aperta abbiamo delle perdite vaginali che variano dal giallo al rosso, passando per il color cioccolato, a seconda della presenza o meno di sangue. Altri sintomi correlati possono essere: svogliatezza, leggera letargia, malessere generale e poca voglia di mangiare.
Nel caso di cervice chiusa, più grave, non notiamo perdite vaginali, ma la sintomatologia generale è più marcata. L'animale è letargico, anoressico e può avere febbre. Un utero ingrossato dalla presenza di grandi quantità di pus può causare distensione addominale.
Questa patologia è comunemente chiamata “piometra”.
Un sintomo sempre presente, in tutti i casi, è l'aumento notevole della sete e della quantità di urina (Polidipsia e poliuria).
Questo sintomo è in parte spiegato dalla intossicazione dovuta a tossine di origine batterica.
La diagnosi si effettua tramite una ecografia, che evidenzia l’alterazione dell’utero, e degli esami del sangue che riveleranno un aumento dei neutrofili.
Si distinguono due tipi di terapie la terapia chirurgica che consiste nell’asportazione in toto delle ovaie e dell’utero (ovarioisterctomia) che è il trattamento di elezione e la terapia medica.
La terapia medica può essere presa in considerazione, in alcuni casi, ad esempio quando il cane è ancora giovane e lo si vuole utilizzare come riproduttore. Visto il rischio di perforazione uterina e l’altissima probabilità di recidiva con il ciclo successivo, è a giudizio insindacabile del veterinario se il cane è in grado di reggere o meno tale terapia.
Dott.ssa Dagmar Mattes
Displasia dell'anca
E’ una delle patologie su base genetica di questa razza, le altre sono la clad, depigmentazione del tartufo, prognatismo, atrofia progressiva retinica, ecc...
La displasia dell’anca è localizzata a livello del treno posteriore e più precisamente la lesione, quando è presente, è a livello dell’articolazione coxofemorale (articolazione testa del femore con bacino).
Possono essere interessate le due articolazioni e allora si definisce displasia bilaterale dell’anca oppure colpire una sola articolazione e la si definisce displasia destra o sinistra.E’ una patologia presente in tantissime razze da caccia, da compagnia e da lavoro.
Oggi si tirano in ballo fattori poligenici per spiegare l’origine di tale problema e inoltre vi sono cause alimentari come alimentazione ad libitum, eccesso di calcio e probabilmente anche alcuni criteri di selezione effettuati sulla costruzione dell’arto posteriore del cane.
Vi sono alcune linee di sangue o famiglie dove tale problema ricorre con una certa frequenza, clinicamente si hanno problemi di deambulazione con zoppie più o meni accentuate; nelle forme più gravi e bilaterali si può avere l’atrofia completa del treno posteriore con cuccioli di 5 o 6 mesi riluttanti alla deambulazione o con cuccioli che molto spesso assumono la posizione di cane seduto.
Nello specifico, tengo a precisare, che tale patologia la si evidenzia con una radiografia effettuata con cane in anestesia generale e proiezione antero posteriore del bacino con allineamento dei due femori.
Vi sono alcuni veterinari abilitati ad effettuare tale RX; nella nostra razza, visto il peso medio del cane, tale radiografia la si effettua ad un anno di età.Il cane viene identificato a mezzo microchip; si esegue la radiografia, il veterinario effettua la lettura e successivamente va inviata ad un centro ufficiale di lettura, l’esito della lettura va comunicato a mezzo società specializzata all’ENCI, la quale provvederà a pubblicare sul pedigree del cane il tipo di displasia.
I gradi della displasia sono:
a) Per una articolazione normale
b) Quasi normale
c) Lieve displasia
d) Displasia
e) Grave
La valutazione dei vari gradi viene fatta con la lettura di un angolo formato dalla intersezione della retta che passa per le due teste dei femori con quella che passa anteriormente al margine superiore dei due acetaboli.
Tengo a precisare che l’articolazione toxo femorale comprende oltre alla base ossea della testa del femore anche capsule articolari e legamenti per cui una non perfetta articolazione nel suo insieme che può essere dovuto sia ad una testa piatta, più piccola, sarà causa di artrosi precoci nel soggetto con algie articolari e sintomi più o meno gravi.
Come ho accennato precedentemente, quando la displasia è di grado elevato si può avere la sublussazione o la lussazione della testa del femore mentre nelle lesioni di grado inferiore si possono apprezzare solo lievi appiattimenti della testa del femore e artrosi dell’articolazione in questione.
Questi sintomi possono comparire attorno ai sei mesi di età del cucciolo e molto spesso al ritorno da caccia di un cane con displasia di non grave entità si può notare l’appoggio in punta dell’arto posteriore.
Una volta si diceva che il cane affetto da questa patologia tendeva con difficoltà a salire le scale, aveva un tono muscolare del treno posteriore atrofico e non tenderà mai a saltare sugli arti posteriori.
Anche con la selezione di cani in possesso di anca corta si può determinare la predisposizione a tale patologia; infatti i cani che non hanno un appiombo in laterale perpendicolare alla retta passante per l’articolazione toxo femorale ma presentano un metatarso molto all’infuori del quadrato o del rettangolo del cane sono predisposti a tale patologia per cui l’anca dovrebbe essere abbastanza lunga e robusta.
Anche l’alimentazione con eccesso di proteine o carboidrati e l’ambiente dove si tiene il cucciolo (pavimenti in cemento oppure su mattoni) possono far insorgere delle micro lesioni articolari e predisporre il cucciolo a tale patologia.
Per bypassare tale problema oggi molte società specialistiche impongono la radiografia dei riproduttori.
Soprattutto è fondamentale che il cucciolo nasca e cresca con basi sane e sia esposto per molto tempo ai raggi solari, sia privo di parassiti, e teniamo sempre bene in mente che sarà del tutto inutile far correre un cucciolo di 5/6 mesi dietro ad un adulto; piuttosto, sarà più utile farlo maturare e non forzare i tempi di attesa.Questo è indispensabile per avere un eventuale puro sangue sano.
Dott. Salvatore Minna
Leshmaniosi canina
Per leshmaniosi canina si intende una zoonosi (malattia trasmissibile da animale a uomo) causata da un protozoo (parassita unicellulare intracellulare) appartenente al genere lesmania infantum.
L’agente vettore di tale parassita è un flebotomo o meglio una zanzarina di 2/3 millimetri.
Tale agente è definito ospite intermedio. E’ da precisare che nell’agente vettore il protozoo per diventare infettante effettua una replicazione; quando ciò accade se il flebotomo si alimenta del sangue del cane ed immette attraverso la puntura nella cute il protozoo può causare la patalogia nell’ospite definitivo (il cane).
Ciò accade perché vi è uno zucchero sulla cute del cane che attira il flebotomo e lo porta ad alimentarsi di sangue.
Anni fa si riteneva che tale malattia fosse confinata al Sud Italia e a tutti i paesi che si affacciavano sul Mediterraneo meridionale (Grecia, ex Jugoslavia, Albania, Turchia, etc.).
Oggi tale patologia forse perché più studiata o più conosciuta o per una movimentazione maggiore dei cani si riscontra più facilmente anche in Nord italia, Francia, Spagna, etc.
Si sa che i serbatoi naturali del protozoo sono le volpi, i ratti (sempre più in aumento) ed in qualche caso particolare i gatti, oltre ai vari canidi selvatici.
Affinchè detta patologia sia presente in un’area geografica necessita di quanto segue:
1) Flebotomo – definito ospite intermedio. Tale agente vettore non è presente oltre i 900/1000 metri;
2) Ospite definitivo (cane, volpe, ratti, etc.).
La sintomatologia clinica è molto poliedrica; per una comodità didattica si riscontrano 2 forme, una viscerale e una cutanea.
Nella mia attività di veterinario ho spesso riscontrato la forma viscerale la quale si manifesta con cani che hanno spesso enteriti ricorrenti, stato di dimagrimento continuo, astenia più o meno pronunciata ed enteriti emorragiche.
Ciò implica senz’altro un coinvolgimento più o meno grave dell’apparato enterico; dobbiamo sempre tener presente che in questa patologia vi è un coinvolgimento costante dei reni per cui molto spesso a livello renale vi sono delle lesioni che portano ad un’insufficienza renale di entità variabile con compromissione epatica.
La forma cutanea forse è quella più classica che si può riscontrare in un soggetto, molto spesso vi sono delle alopecie circoscritte a livello oculare (definito cane con occhiali spesso poteva essere confusa con una rogna rossa?).
Alopecie a livello di gomiti con dermatite furfuracea amiantacea non pruriginosa ed onicogrifosi (crescita esagerata delle unghie) molto spesso il cane sembra un cane precocemente invecchiato, alcune volte si possono riscontrare delle alopecie rotondeggianti non pruriginose con forfora a livello di cranio; pertanto in una zona dove la leshmaniosi non è di casa può essere confusa con delle malattie cutanee causate da acari (rogna).
Le forme più gravi da me viste sono state delle forme cutanee in cui la cute del cane era paragonabile ad un pesce al quale si stanno togliendo le squame; molto spesso questa dermatite furfuracea coinvolge la canna nasale, collo e dorso.
Vi sono altre forme cliniche che esulano dagli schemi classici o dalle due forme succitate e si manifestano con zoppie, con ulcere tondeggianti simmetriche a livello dei due metacarpi di dimensioni simili a quelle della moneta da un centesimo.
Molto spesso vi sono dei cani che hanno una epistassi monolaterale o aumento di volume o consistenza dei linfonodi esplorabili con splenomegalia.
Ricordo ancora oggi un caso curioso di un cane di razza breton di anni 6 circa. Mi era stato sottoposto a visita da alcuni amici perché tale soggetto dopo una breve passeggiata di circa 20 metri al guinzaglio andava in lipotimia.
Clinicamente quel cane non presentava molti sintomi su descritti, solo con l’analisi del sangue immunofluorescenza ed emocromo si è potuto capire che quel soggetto era affetto da leshmaniosi ed era fortemente anemico e ciò non gli permetteva una deambulazione normale.
Effettuate le cure del caso il soggetto si è ripreso quasi normalmente.
Questa è una malattia con sintomatologia poliedrica per cui nelle zone in cui è presente tocca sempre tenerla in debita considerazione.
L’evoluzione clinica è molto lenta, è subdola, in alcuni casi si notano solo cali prestazionali per cani da lavoro, in altri casi il cane a detta del proprietario è più pigro, meno vivace del solito ed in continuo dimagrimento.
E’ una patologia su sfondo autoimmunitario per lesioni renali più o meno marcate, per artriti su base autoimmunitaria, lo stesso dicasi per le miositi causate da questa infezione; senz’altro quando ci troviamo di fronte ad un cane che presenta rinorragia o emorragie a livello enterico queste sono causate da una pancitopenia su base autoimmunitaria.
Oggi si è propensi a dire che vi sono alcune linee di sangue di cane o razze più predisposte a tale patologia; sembra che ciò sia dovuto al coinvolgimento della risposta immunitaria con produzione di linfociti TH1 o TH2.
Detti linfociti vengono prodotti nel momento in cui il protozoo è inglobato nel macrofago e si è notato che la produzione di linfociti TH1 da una risposta cellulo mediata che porta ad esito favorevole della malattia.
La produzione di linfociti TH2 porta progressivamente ad un peggioramento della patologia, non si riesce ancora a capire con precisione perché alcuni soggetti rispondono alla Noxa con formazioni di TH1 invece di TH2, probabilmente vi è un coinvolgimento genetico.
Diagnosi.
Oggi la diagnosi di detta malattia la si effettua con molte tecniche le quali possono essere così classificate :
1) Diretta. Evidenzia il parassita o gli anticorpi.
2) Indiretta. Si va a ricercare la sofferenza di organi causata dal parassita.
Diretta.
Puntato linfonodale e relativa colorazione per evidenziare il protozoo, immunofluorescenza (IFI) o test ELISA.
Indiretta.
Elettroforesi proteine ematiche con relativa valutazione della stessa e rapporto fra albumine e globuline o aumento di alcune frazioni del tracciato che possono stare ad indicare delle sofferenze aspecifiche di organo (nefriti).
Formologelificazione : tecnica altamente aspecifica usata qualche anno fa.
Anche un semplice esame di azotemia e creatinemia in presenza di lesioni cutanee possono aiutare nella prognosi del soggetto.
Prevenzione.
Oggi esistono in commercio prodotti spot on e collari che aiutano a prevenire il problema. A mio avviso è molto importante il materiale con cui è costruito il canile e dove il cane deve passare buona parte della sua vita.
I canili, a mio avviso, dovrebbero essere abbastanza ventilati; non avere anfratti o cucce in tufo in quanto in tali nascondigli si può annidare molto facilmente il flebotomo le cui dimensioni sono di 2/3 millimetri e soprattutto non vi deve essere presenza di acqua stagnante sia nei box che nelle vicinanze del canile.
Ho sempre notato che canili costruiti sotto il riparo di alberi e con gocciolatoi per irrorare piante erano il ricettacolo ideale per tale patologia.
Effettivamente l’uso di canili più ventilati e mezzi di prevenzione come collari o spot on ha migliorato molto la prevenzione di questa malattia.
Terapia:
1) Antimoniali
2) Allopurinolo
3) Chetoconazolo
4) Levamisolo
5) Miltefosina
Questi farmaci non sono elencati in ordine di importanza ma in ordine di comparsa sul mercato e relativa sperimentazione.
Oltre a queste molecole si possono usare anche altre terapie di supporto per aiutare eventuali organi in sofferenza compito questo demandato alla professionalità dei miei colleghi.
Il rimedio definitivo è nella scoperta di un vaccino preventivo ancor più importante ove si consideri che tale patologia colpisce anche la razza umana.
Dott. Salvatore Minna
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